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giovedì 27 settembre 2012

pensandoci


Come sempre mi fermo a riflettere per contingenza: la prossima settimana si ricomincia, dopo 6 mesi.

E sentite un po' a che conclusione sono arrivata dopo 6 anni e 6 mesi: non è il lavoro per me.

Eppure me lo ricordo quanto ho combattuto per avere questo lavoro. Miriadi di cv mandati a tutti gli studi più importanti, perché è lì che volevo lavorare, nonostante il suo pacchetto (o pacco?) un 'tantino' pesante: orari allucinanti, rinunce alla vita privata, ferie non sempre sicure, scadenze non umane, perennemente precaria.
E avrei accettato tutto questo, pur di entrare in una di quelle eccellenze nel mio campo. Perché avevo una voglia di imparare dai migliori e una perenne convinzione - alimentata dal mio connaturato senso di inadeguatezza - che semmai ci fossi riuscita, non sarei mai durata molto. Si sarebbero accorti presto che non valevo molto. Mi sembrava un sacrificio da poco.

Poi un giorno: una telefonata, due colloqui, un sì ed ero dentro. Il 'pacco' l'ho aperto subito ed era proprio come dicevano - tanto lavoro, tante ore, tante rinunce - ma anche tante persone davvero in gamba da cui imparare, tante soddisfazioni, tanti stimoli nuovi, eccitanti e divertenti. Ne valeva tanto la pena che non mi pesava lavorare fino a mezzanotte, rinunciare a sabati e domeniche per rispettare le scadenze. E poi sarebbe stato per poco, prima o poi se ne sarebbero accorti. Per loro era una questione di tempo, per me questo tempo era un'opportunità.

E aspettando l'epifania, sono passati 6 anni, tanti casi importanti, un'esperienza professionale all'estero, piccole promozioni di cui una poco tempo fa durante la maternità. Il senso di inadeguatezza è rimasto lo stesso, ancora mi aggiro per quelle stanze come se indossassi una maglietta con scritto "Io non appartengo qui", è che non c'ho quella convinzione, quella consapevolezza di me, quel fare sicuro e spavaldo che certe posizioni professionali necessariamente richiedono per svolgerle per tanto tempo.

Eppure io a quelle stanze ci sono affezionata, sono la mia casa, la mia scuola. Perché gli studi professionali sono un po' tutti delle accademie, da cui, però, non ti diplomi mai, semmai cambi corso, città, professori. Tanto che spesso perdi di vista che si tratta solo e semplicemente di lavoro. La tua vita è altro ed è là fuori che scorre mentre tu vedi solo la lavagna.

Poi succede che la vita ti manda un biglietto dal bidello dicendoti che devi uscire prima per una visita medica. La visita è una doccia fredda, di quelle sconvolgenti e rigeneranti che ti aprono gli occhi su quanto ci sia di ben più importante. Come, ecco, un figlio.

Beh io da quella doccia gelata non mi sono mai ripresa. Per fortuna. 

Il problema è che devo tornare. I professionisti, come dovrei essere io in teoria, sono pagati se lavorano. 

E lavorano sempre e comunque a tempo pieno. Non conoscono congedi, periodo di allattamento. 

Questo vuol dire che il mio pacchetto mi aspetta la prossima settimana. E io semplicemente non sono pronta. Non tutto insieme. Non per altri anni.



22 commenti:

  1. In bocca al lupo, di cuore! Vedrai, sarà un'esperienza diversa, forse faticosa, ma affronterai ogni minuto con una consapevolezza diversa. Di te stessa e delle tue potenzialità. Io tornata dalla maternità ogni tanto guardavo negli occhi i colleghi che facevano gli arroganti e pensavo "guarda, sfigato, che io ho partorito. tu no". :)
    Un abbraccio!!!

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  2. mamma mia che riflessione.... bellissimo post complimenti... ti sono vicina col pensiero perchè ti seguo da quando eri incinta... ma non saprei proprio cosa consigliarti.. mi dispiace... a volte penso che sono stata fortunata ad avere Dede durante l'università così me lo sono goduto..altre penso però quando andrò a lavorare, che se andrò in uno studio uscirò alle 6 o anche alle 8 la sera a seconda di dove vai.. e allora un pò mi preoccupo...

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    1. e allora visto che sei ancora in tempo, se potrai, scegli qualcosa che ti aiuterà a vivere bene anche con la tua famiglia.

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    2. Infatti la meglio sarebbe fare l'insegnante!!!;)

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  3. Noi donne siamo sempre pronte. basta fare il primo passo e il rwsto arriva. Pensa giorno per giorno. nn pensare troppo avanti. Consiglio spassionato da chi ti capisce!

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    1. mi sembra un ottimo consiglio, intanto inizio, poi si vedrà... grazie mille!

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  4. Quello che mi sento di dirti è prova, vedi come va.. non precluderti questa esperienza di mamma-lavoratrice senza averla vissuta a pieno sulla tua pelle, sul tuo tempo, sul tuo piccolo. Potresti scoprire che ti.. vi calza a pennello, come anche avere la conferma che non fa per te.
    Ti auguro semplicemente di trovare la strada giusta per te e per lui.

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    1. grazie. Diciamo che non potrò mai sottrarmi al ruolo di mamma-lavoratrice per ovvi motivi economici. La mia alternativa è cercare (o creare) qualcosa di diverso, più a misura di famiglia. Nel frattempo, grazie anche a voi, cercherò di buttarmi in questa nuova fatica.

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  5. Dimenticavo!
    Mi presento.. Simona e sono una tua nuova lettrice!
    E ho un regalino per te! http://mammacolsennodipoi.blogspot.it/2012/09/guarda-come-gongolo.html

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  6. Siamo arrivate alla stessa conclusione!!! Anche io dico: non è il lavoro per me....e questo è quello che più pesa....almeno togliessi tempo ai miei figli e a me stessa per fare una cosa che mi piace, che mi appassiona.....
    Il tuo percorso lavorativo è molto simile al mio....ti capisco perfettamente. ed il bello dell'essere madre è proprio questo: vedi le cose in maniera completamente diversa....se prima eri disposta a certe cose....ora pensi che non ne vale più la pena....
    Però accertati che la riflessione sulla tua professione sia a prescindere da cookie....e che riguardi il tuo "io"....in caso contrario rischieresti di buttare all'aria tanti sacrifici ed una carriera per poi pentirtene. I figli crescono e per fortuna crescendo ci regalano maggiori spazi per noi stesse....si tratterebbe solo di fare sacrifici per qualche altro anno...

    PS: oggi concludo la prima settimana di lavoro....e credo proprio che ne parlerò in un post!!!!

    Baciiiiiii

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    1. grazie. Come al solito con i tuoi commenti centri sempre il problema. Io amo la mia professione, il mio sogno è quello di farla in maniera un po' più a misura di vita e di famiglia. Tutto qui. Il mio vero obiettivo non è mollare tutto, ma reinventarmi.

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  7. Hai tolto i capcha!!!! Finalmente!!!!!

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  8. buttati e vedi come va... come sei cambiata tu in questi sei mesi potrebbe cambiare anche il "pacco"... Una cosa è certa, tu vali. Altrimenti non saresti cresciuta con loro, altrimenti non ti sentiresti così. I cambiamenti vanno presi un pochino alla volta, piano piano, giorno per giorno e tra un pò tirerai le somme... e vedrai che fare...

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    1. grazie. In effetti è il pacco da alleggerire. Vediamo se ci riesco!!!

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  9. Ciao. Mi ha fatto tenerezza questo post. In parte rivedo la mia sensazione di "inadeguatezza" come dici tu. Superarla dipende molto dalle persone con cui lavori. Ho avuto persone che credevano in me,in certi momenti, e altre che mi hanno fatto sentire a disagio, in altri. Ho sempre lavorato con passione, tanto, pensando di gestire tutto comunque con la qualità del tempo (ho letto anche il post precedente) e invece oggi mi rendo conto che anche la quantità ha la sua importanza, la presenza è importante. Detto questo, buttati e vedi come funziona, non precluderti la possibilità di trovare un equilibrio (la promozione durante la maternità è un segnale buonissimo) e se invece le cose non andranno come vuoi, sappi che non sei sola, che sempre più persone, mamme soprattutto, cominciano a pensare che ci sia un altro modo di vivere, più a misura di mamma, anzi di famiglia e chissà che prima o poi non si riesca a puntare i piedi e ottenere qualcosa. Piacere di averti incontrata.

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  10. Piacere tutto mio. Grazie per le tue parole. Io la lotta la sto per cominciare, sei con me???

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    1. Seguirò il tuo rientro al lavoro. Incrocio le dita per te, perché fa bene a tutti che anche solo per qualcuno le cose si mettano bene. E' sempre un inizio, e da qualche parte bisogna pur cominciare. E parlarne, parlarne sempre di più. In bocca al lupo!

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