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venerdì 23 novembre 2012

Say "thanks" - 3° capitolo

Volevo pubblicare questo post ieri in occasione della festa del Ringraziamento americana, ma francamente mi sembrava troppo scontato. Anche se i ricordi del pranzo con tanto di tacchino ce li ho bene impressi nella memoria, salsa di mirtilli, purè di patate dolci (sì, a me piace) e torta di zucca compresi.
 
è che alla fine ne ho fatto più di uno. Ebbene sì, io negli USA ci sono tornata.
Alla soglia dei 30 e sposata.
 
Per cosa? Per realizzare un mio piccolo progetto, per il quale ho cominciato a risparmiare da quando ho iniziato a lavorare (ovvero più di 6 anni fa), a cui si è aggiunta una borsa di studio -perfortuna!.
 
Sì, insomma, tanto mi era piaciuto studiare, che ci sono ricascata e ho fatto il mio Master nel Paese che mi aveva già dato tanto. E sono riuscita a farlo insieme al Papà, che un anno prima, mentre io mandavo richieste di ammissione, tampinava il suo capo, pregandolo di farlo andare per un anno nella filiale americana della società.
 
Penserete che visto che questa volta avevo possibilità di scelta, mi sia rifugiata in una città fichissima.
 
ERRATO!!! Sono una masochista, che volete che vi dica. Ho scelto un master duro in posto molto sfigato. No, non come quello dell'anno al liceo, ma comunque non era un metropoli, anzi.
 
Ho preso un'aspettativa dal lavoro e per un anno ho lavorato e studiato lì, da professionista. E vi dirò che sono rimasta sorpresa soprattutto dall'approccio dei professori con gli studenti: duri, ma interessati a quello che avevi da dire, aperti ad un pensiero giovane purché preparato e serio. Che voglio dire, ma quanto ci vorrebbe a fare lo stesso anche da noi? E sì, che ne abbiamo di gente anche più preparata. Sarebbe solo una questione di volontà.
 
Ho passato un anno molto bello con il mio Lui per cui ogni giorno era una scoperta.
Ricordo ancora la sua faccia quando ha visto la sua prima nevicata e ha detto che questo era l'inverno più bello della sua vita. E quella quando tanta era la neve venuta giù quell'anno che ci ha costretti chiusi in casa per qualche giorno. Non era più tanto contento.
La felicità di chi, nato precisino, scopre di trovarsi nel posto giusto. Che se una cosa non gli puoi dire agli americans, è che non sono ordinati e affidabili, soprattutto nei servizi.
Pensate che siamo entrati la mattina in una casa vuota e la sera avevamo mobilio, allaccio della corrente, di internet e telefono  e del gas. E sì, semplicemente telefonando.
 
Abbiamo incontrato gente che ci è rimasta nel cuore per la loro disponibilità e gentilezza. Capi in gamba, vicini cortesi, amici su cui contare anche alle 3 di notte quando devi correre in ospedale (tranquilli, niente di troppo serio).
 
Siamo cresciuti come coppia e come persone, perdendo i nostri punti di riferimento sicuri (gli amici, la famiglia, la routine) e mettendoci alla prova in un posto nuovo e, per certi versi ostile in quanto straniero.
 
E siamo tornati con la voglia di fare tutto il possibile per migliorare le nostre vite, anche se questo avrebbe significato ripartire di nuovo.
 
[ci siamo, ci siamo, il prossimo post è quello giusto...]
 

7 commenti:

  1. Mi piaciono le persone coraggiose e tu lo sei!
    Non vedo l'ora di leggere il proseguo!

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  2. Che bello. Penso che un'esperienza così ti resti nel cuore per sempre. Ma sei stata anche fortunata. Leggo di aspettativa (non sempre la concedono), di trasferimento ad hoc di tuo marito e di persone in gamba che hai avuto modo di conoscere. Devi convenire con me che si è trattato di una serie di fortunati eventi!
    P.S. Piacerebbe anche a me l'approccio all'americana dei professori. Magari darebbe uno scossone a chi so io.

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    1. Non ho fatto mai mistero del fatto che la fortuna sia un elemento importante di qualsiasi scelta/conquista/successo. Credo anche che non ti bussi a casa, ma che devi un po' andartela a cercare. Detto questo, voglio chiarire che l'aspettativa in uno studio professionale non è proprio come in un'azienda: ci sono meno sicurezze, e zero obblighi per il datore di lavoro. Mio marito ha scelto un compromesso, ma grazie a quello siamo rimasti insieme. Di persone ne abbiamo conosciute di tutti i tipi, ma ci siamo attaccate a quelle in gamba! Il tutto non è stato senza strascichi al nostro ritorno, ma abbiamo accettato le conseguenze delle nostre scelte anche se ingiuste.

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  3. Ecco un' esperienz anche farei volentieri: vivere all'estero.
    Ho già provato cosa vuol dire vivere in una città' che non è la tua, dove non conosci nessuno, dove non hai punti di riferimento se non il tuo lui....ma in Italia. All'estero mi manca e quanto vorrei farla!!!
    Quanto ci farai aspettare ancora.....per sapere dove è soprattutto quandooooo?????

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