Vi scrivo da una Bruxelles inaspettatamente estiva, che mi riscalda e mi fa perdere le testa. Soprattutto perché mi regala la possibilità di godermi i meravigliosi parchi. Per una corsa solitaria, lunga e difficile, ma piacevole per la natura e il sole che fanno da compagni. Per un pomeriggio insieme al mio Cookie, e agli ottocento bimbi, mamme e tate, che armati di pallone, coperta, spuntino e giochi vari invadono il parco sotto casa.
Ecco, parliamo del parco. Con tutto che a Roma le Ville non mancano, nessuna è curata come i parchi qui. Ci sono sempre i 'vigilantes'/giardinieri a controllare che tutto sia sempre a posto. Ci sono varie aree dedicate esclusivamente al bimbi, divise per età. Quella in sabbia per i più piccoli, quella con tanti giochi e avventure per i più grandi. E non parlo solo di altalene e scivoli, ma di animali finti a grandezza naturale, capanne degli indiani, e percorsi di legno. C'è il laghetto. Il campo da basket/calcio/tennis. Lo spazio per le bocce. E soprattutto, tanto verde su cui stendersi con una coperta.
Per quanto tutto questo sia bello, però, non è questo che rende il parco un posto meraviglioso. Bensì proprio gli ottocento bimbi che la popolano e le loro altrettante numerose lingue, etnie, modi di vivere.
Ed ecco allora che la coperta di Cookie - a quanto pare molto carina visto il successo riscosso - diventa la scusa per un vero e proprio viaggio culturale da far impallidire anche il più navigato dei globetrotter.
Abbiamo il 14mesi angloaustraliano biondo e alto, JackDaniel (lo so, non ridete, si chiama così), accompagnato dalla tata identica a lui (che gli parla in 3 lingue diverse) che si fionda sulla copertina portando in dono a Cookie i suoi finti telecomandi, regalo quanto mai apprezzato visto che quelli di casa gli sono proibiti.
Si avvicina il piccolo Antoine -bello come il sole-, franco-newyorkese (sì, sono una razza a parte la gente di NYC) che tra una parola di inglese e una di francese si fa posto sul tappeto, impedendo a chiunque altro di camminarci sopra.
Abbiamo poi la bimba asiatica con i codini che cerca timidamente ed invano un po' di attenzione. Ma che vuoi, sono maschi e piccoli, e giocano con i telecomandi.
Guardavo Cookie giocare e non facevo altro che pensare a quanto fosse fortunato. Alle amicizie che può stringere crescendo aperto agli altri, alle culture diverse dalla sua. E pensavo anche alla possibilità che stava dando a me di conoscere genitori provenienti da tutto il mondo, ognuno con la sua particolarissima storia e con desiderio comune di passare del tempo con i propri cuccioli.
Mi è stato più volte detto che la mia scelta farà crescere un apolide. Un persona senza radici, senza storia. Rispetto questo pensiero, come penso si debba del rispetto anche al mio, quando dico che considero una 'casa' le persone che ti amano e non un luogo, e una 'storia' un percorso, qualunque esso sia.
Mentre ero lì con Cookie pensavo proprio che questa nuova vita ci sta dando l'opportunità di sentirci più famiglia, di goderci tante cose che prima non facevamo oppure che non avevamo la possibilità di fare. Ma soprattutto ci sta dando la possibilità di vivere un nuovo percorso, più difficile per alcuni aspetti, ma che ci ha ridato la voglia di affrontarlo con energia ed entusiasmo.
Io lo vedo sorridere molto, giocare sereno con gli altri bimbi, e questo per ora mi regala tranquillità. E mi basta.
APOLIDE? Sono dovuta andare in google a cercare il significato. Ci sono persone che nascono in Italia e si trasferisco altrove, capiscono di appartenere a quel luogo e a nessun altro posto. Quindi, come la mettiamo? Eppure delle radici le avevano.
RispondiEliminaOgnuno di noi trova le sue radici nell'arco della vita e non sempre corrispondono al luogo in cui sei nato.
I bambini ti danno l'opportunità di fare amicizie e conoscenze, anch'io nel mio piccolo sto conoscendo mamme solo ora che porto il bimbo alla scuola materna.
Mi sto trasferendo a Zurigo con mio marito e mio figlio di due anni e mezzo. Non è una scelta facile, come probabilmente non saranno facili i prossimi mesi, l'impatto di un mondo nuovo e di una cultura differente. Molti apprezzano e credono che dare ad un bimbo l'opportunità di conoscere e imparare cose diverse sia un grande valore, molti altri, al contrario, ritengono che così non avrà più "radici" e punti di riferimento. Inutile dire che tra gli ultimi ci sono spesso i parenti stretti, quelli che più dovrebbero supportarti....beh, io voglio credere nel valore della conoscenza e differenza. È dura, ma a tornare indietro si fa sempre in tempo, no?
RispondiEliminaCome invidio chi fa questa esperienza, bambino o adulto che sia! Anche se so che costa tanta fatica ed anche dolore talvolta, ma è un arricchimento meraviglioso! Man mano che passano gli anni sento sempre più la necessità, in questo mondo nuovo, di conoscere altre culture, altri punti di vista sulla vita. Per quel poco che ho sperimentato di tale esperienza ne ho tratto un arricchimento immenso ed un cambiamento del mio modo di essere e di pensare.
RispondiEliminaBravi! Penso che esperienze simili rendano le persone migliori e quindi migliorino il mondo, facendogli fare passi di pace.
Mila