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sabato 4 agosto 2012

amaro in bocca

Ci sono alcune cose che mi provocano un'incazzatura immediata, quella che ti fa prudere le mani per intenderci.

La maleducazione gratuita che incontri alla guida e alla fila davanti alla posta/farmacia/ufficio pubblico/supermercato/gate prima del volo.

L'arroganza e l'umiliazione che ne deriva, così, tanto per far sentire più importante chi la provoca. Al pari delle lacrime rabbiose di chi l'umiliazione l'ha subita senza rispondere, e delle facce di indifferenza di chi non si è battuto per quelle lacrime, nascondendosi dietro al "facciamoci-i-fatti-nostri-che-campiamo-cento anni".
Che io sono un ariete doc e certe cose proprio non le tollero.

I torti d'amore, che di amore non hanno nulla se non motivo per il quale colui/colei decide di subirli.
C'è lei, la mia amica, quella a cui la natura ha dato tutto. Bella, intelligente, simpatica, PR nata, la prima  della classe e anima delle serate a tirar tardi. Capace di fare mille cose e di eccellere in tutte. Generosa in amicizia come in amore. 
E poi c'è lui. Uno che non è degno nemmeno di pulirle le scarpe. Che pare un tronista di Uomini e Donne. Quello moro, belloccio, tanto stupido quanto strafottente. Che è evidente che non è per lei, eppure lei lo vuole vicino nonostante tutto. Quello che non ci puoi fare una conversazione se non limitandoti a partecipare annuendo con un sorriso di tolleranza ad ogni parola vuota, senza senso, sgrammaticata. Perché le vuoi bene e accetti pure questo. 
E già ti girano perché non è giusto, è uno spreco di tempo, un colpo alla sincerità in cui naviga la vostra amicizia. Perché avrei dovuto alzarmi dal tavolo mille volte, intimandole di seguirmi, di lasciarlo perdere che - strano ma vero - ce ne erano di uomini meno peggio di questo in giro. Sarebbe bastato fermare il primo che passava. Ma sapevo che non mi avrebbe ascoltata.

Poi passano i mesi. E sua mamma si ammala. Lei sempre in ospedale. Di lui nemmeno la traccia. Una telefonata. Quello stronzo la lascia, così. Non chiede nemmeno della mamma. E la nebbia negli occhi scompare, lei capisce, comincia ad inveire contro di lui. A me le mani prudono di brutto, ma mi limito a dirle: "fidati, è meglio così, ci hai guadagnato". 

E ho l'amaro in bocca, quello di chi sapeva che sarebbe andata così e avrebbe dovuto fare di più. 




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