Io, tra meno di due giorni, metterò al mondo un altro essere umano, una bambina.
Tra meno di due giorni, ricomincerò daccapo tutto: dolori post parto, allattamento, pannolini da cambiare, notti insonni, fatica, paura, inquietudine.
Tra meno di due giorni, sarà tutto nuovo, diverso da come lo era prima e l'unica cosa che spero è di fare del mio meglio. Di essere il mio meglio.
Per la piccola, per Cookie, per mio marito.
In questi mesi ho ascoltato tanti punti di vista, spesso non richiesti, sempre non necessari.
Ecco. Io voglio rassicurare i più che so bene cosa sto facendo. Che so bene che sarà dura. Ma so anche che ne varrà la pena. Di tutte le cose che ho fatto nella mia vita, mio figlio, mio marito, la mia famiglia sono senza dubbio la più bella avventura della mia vita.
Io che sono un'impaziente, che non mi godo nulla dei miei piccoli successi, perché troppo focalizzata sullo step successivo, che ho una vita professionale ingombrante, che sono sempre troppo di corsa.
Io trovo pausa e godimento nel sorriso di mio figlio, nelle nostre coccole, alla sera davanti ad un film con mio marito.
Quindi sì, ricomincio. Investo nella mia famiglia.
E non vedo l'ora di conoscerti piccola mia. Anche se un po' ti conosco già...
lunedì 3 ottobre 2016
lunedì 15 febbraio 2016
quella patina
Riflettevo ieri, guardando un foto di 2 anni e mezzo fa, che ci sono dei precisi istanti nella vita in cui ti rendi conto che sei invecchiata.
Io ho un ricordo chiaro di quel momento. Il mio Lui si era appena rimesso, era durante il giorno. Mi sono guardata allo specchio e ho detto: "cavolo, ho il viso invecchiato"
La verità è che non ero solo invecchiata, ero drammaticamente cambiata. E nel cambiare avevo perso alcuni pezzi di me che pensavo di dover necessariamente abbandonare per poter passare a quella che ritenevo fosse la fase successiva della mia vita.
Quella da persona adulta, che di tempo per giocare non ce ne è più, che "sì bello il cazzeggio", ma solo se c'è un solido tetto sulle spalle, un lavoro ben pagato e i soldi necessari, perché se ti affidi al caso con troppa leggerezza, il caso poi ti ritorna indietro.
In testa mia pensavo di mettere da parte alcuni pezzi per ridargli spazio più in là. Ecco, non fatelo mai. Se pensate che ci sono cose nella vita di cui non potete fare a meno perché vi danno aria, vi regalano libertà, vi fanno sentire leggeri, NON rinunciateci. Non rinunciateci per due semplici ragioni: qualcos' altro prenderà il loro posto e diventerete maestri nella procrastinazione.
E da qui la mia teoria della "patina". Se si restringe il proprio campo d'azione ad alcune cose nella vita, abbandonandone altre sotto la scusa "che ricomincio quando voglio", piano piano ci ricopriamo di una patina, una patina infelice. E non importa quanto bene fai quelle su cui sei focalizzato, ad un certo punto quella patina si prende anche quelle.
Come mai? Ci ho pensato un po'. Francamente non ho mai visto nessuno crescere in maniera sana, vivendo dentro casa. E voi?
Ecco lo stesso vale per la nostra personalità. Se ci concentriamo su due o tre cose, tipo lavoro-casa-bimbo-lavoro-casa-bimbo, alla fine ci manca l'ossigeno necessario per fare bene quelle tre cose. Peggio, non vediamo mai come farle in modo migliore. E lì la patina.
Io ho deciso che questa patina voglio scrollarmela di dosso.
Voglio fare pace con quello che stato, e assicurarmi che sia finito qui tutto quello che posso togliermi.
Come?
Ecco la mia sfida. Visto che la prima cosa che voglio fare è riappropriarmi di questo spazio, scriverò qui, ogni lunedì, cosa ho fatto nel corso della settimana precedente per ripulirmi della mia patina.
Con l'idea tra 6 mesi di vedere allo specchio una persona migliore (o ringiovanita... chissà).
Io ho un ricordo chiaro di quel momento. Il mio Lui si era appena rimesso, era durante il giorno. Mi sono guardata allo specchio e ho detto: "cavolo, ho il viso invecchiato"
La verità è che non ero solo invecchiata, ero drammaticamente cambiata. E nel cambiare avevo perso alcuni pezzi di me che pensavo di dover necessariamente abbandonare per poter passare a quella che ritenevo fosse la fase successiva della mia vita.
Quella da persona adulta, che di tempo per giocare non ce ne è più, che "sì bello il cazzeggio", ma solo se c'è un solido tetto sulle spalle, un lavoro ben pagato e i soldi necessari, perché se ti affidi al caso con troppa leggerezza, il caso poi ti ritorna indietro.
In testa mia pensavo di mettere da parte alcuni pezzi per ridargli spazio più in là. Ecco, non fatelo mai. Se pensate che ci sono cose nella vita di cui non potete fare a meno perché vi danno aria, vi regalano libertà, vi fanno sentire leggeri, NON rinunciateci. Non rinunciateci per due semplici ragioni: qualcos' altro prenderà il loro posto e diventerete maestri nella procrastinazione.
E da qui la mia teoria della "patina". Se si restringe il proprio campo d'azione ad alcune cose nella vita, abbandonandone altre sotto la scusa "che ricomincio quando voglio", piano piano ci ricopriamo di una patina, una patina infelice. E non importa quanto bene fai quelle su cui sei focalizzato, ad un certo punto quella patina si prende anche quelle.
Come mai? Ci ho pensato un po'. Francamente non ho mai visto nessuno crescere in maniera sana, vivendo dentro casa. E voi?
Ecco lo stesso vale per la nostra personalità. Se ci concentriamo su due o tre cose, tipo lavoro-casa-bimbo-lavoro-casa-bimbo, alla fine ci manca l'ossigeno necessario per fare bene quelle tre cose. Peggio, non vediamo mai come farle in modo migliore. E lì la patina.
Io ho deciso che questa patina voglio scrollarmela di dosso.
Voglio fare pace con quello che stato, e assicurarmi che sia finito qui tutto quello che posso togliermi.
Come?
Ecco la mia sfida. Visto che la prima cosa che voglio fare è riappropriarmi di questo spazio, scriverò qui, ogni lunedì, cosa ho fatto nel corso della settimana precedente per ripulirmi della mia patina.
Con l'idea tra 6 mesi di vedere allo specchio una persona migliore (o ringiovanita... chissà).
martedì 7 luglio 2015
il giorno che l'ho incontrata, la flessibilità
In tempi non sospetti e mentre mi accingevo a tornare dalla maternità in quella conosciuta ai più come la "schiavitù moderna" (aka il modo in cui si è costretti a lavorare tipico di questa generazione), scrivevo di lei, la flessibilità.
Ecco, io un anno e mezzo fa, l'ho incontrata e credo di aver segnato il punto di non ritorno.
Frenate i malpensieri del "quindi non lavori più, fai un po' come ti pare".
Perché il paradosso è che io lavoro sempre tanto. Come mi ha detto una cara amica "stai tranquilla che tu pure in lavoro dove la pigrizia è tollerata saresti quella che lavora per tutti".
Ma lavoro meglio, perché vivo al netto dello stress che ruota intorno al semplice svolgimento delle proprie mansioni. Ve ne elenco alcune e accanto la soluzione che ti offre una semplice parola "Flessibilità".
# Obbligo di arrivare a lavoro entro un determinato orario (con ansia da traffico, accompagna i bimbi a scuola, ecc..): immaginate di non avere nessun obbligo di arrivare in tempo, ma anzi di poter aspettare che il traffico dimunuisca. Immaginate di poter scegliere di non andare proprio in ufficio e di lavorare da casa.
#Obbligo di lavorare nell'ufficio della vostra città: e se si potesse lavorare in qualunque ufficio della vostra società anche solo perché vi trovate lì per motivi personali?
#Obbligo di chiedere il permesso per visite mediche, impegni con i bimbi, etc. Pensate se poteste semplicemente bloccarvi l'agenda per le ore necessarie e continuare a lavorare prima o dopo. Senza dover rendere conto a nessuno di dove siete.
#La presenza sul luogo di lavoro come metro di giudizio: perché non i risultati ottenuti come unico criterio di valutazione?
Oggi questa è la mia flessibilità. Ovviamente richiede un forte senso di responsabilità e la disponibilità ad essere altreattando flessibile specialmente nei periodi in cui il lavoro ha molti picchi.
Come tutte le innovazioni è imperfetta, ma mi sostiene e mi aiuta nella gestione della vita di tutti i giorni, levandomi un bel po' di stress.
Proprio come la immaginavo 3 anni fa: "Francamente mettere questa parolina nel mio lavoro mi consentirebbe di essere molto più serena nella vita familiare. E magari, perché no, mi consentirebbe di insegnare a mio figlio che una donna può essere madre senza rinunciare al proprio lavoro, alle proprie passioni, in modo tale che lui, un giorno lavoratore e padre, passerà lo stesso messaggio alle sue colleghe e a sua moglie. "
Se pensassi di cambiare lavoro, credo che l'offerta della flessibilità sarebbe un punto essenziale senza il quale un tale passo oggi come oggi non avrebbe senso.
Ecco, io un anno e mezzo fa, l'ho incontrata e credo di aver segnato il punto di non ritorno.
Frenate i malpensieri del "quindi non lavori più, fai un po' come ti pare".
Perché il paradosso è che io lavoro sempre tanto. Come mi ha detto una cara amica "stai tranquilla che tu pure in lavoro dove la pigrizia è tollerata saresti quella che lavora per tutti".
Ma lavoro meglio, perché vivo al netto dello stress che ruota intorno al semplice svolgimento delle proprie mansioni. Ve ne elenco alcune e accanto la soluzione che ti offre una semplice parola "Flessibilità".
# Obbligo di arrivare a lavoro entro un determinato orario (con ansia da traffico, accompagna i bimbi a scuola, ecc..): immaginate di non avere nessun obbligo di arrivare in tempo, ma anzi di poter aspettare che il traffico dimunuisca. Immaginate di poter scegliere di non andare proprio in ufficio e di lavorare da casa.
#Obbligo di lavorare nell'ufficio della vostra città: e se si potesse lavorare in qualunque ufficio della vostra società anche solo perché vi trovate lì per motivi personali?
#Obbligo di chiedere il permesso per visite mediche, impegni con i bimbi, etc. Pensate se poteste semplicemente bloccarvi l'agenda per le ore necessarie e continuare a lavorare prima o dopo. Senza dover rendere conto a nessuno di dove siete.
#La presenza sul luogo di lavoro come metro di giudizio: perché non i risultati ottenuti come unico criterio di valutazione?
Oggi questa è la mia flessibilità. Ovviamente richiede un forte senso di responsabilità e la disponibilità ad essere altreattando flessibile specialmente nei periodi in cui il lavoro ha molti picchi.
Come tutte le innovazioni è imperfetta, ma mi sostiene e mi aiuta nella gestione della vita di tutti i giorni, levandomi un bel po' di stress.
Proprio come la immaginavo 3 anni fa: "Francamente mettere questa parolina nel mio lavoro mi consentirebbe di essere molto più serena nella vita familiare. E magari, perché no, mi consentirebbe di insegnare a mio figlio che una donna può essere madre senza rinunciare al proprio lavoro, alle proprie passioni, in modo tale che lui, un giorno lavoratore e padre, passerà lo stesso messaggio alle sue colleghe e a sua moglie. "
Se pensassi di cambiare lavoro, credo che l'offerta della flessibilità sarebbe un punto essenziale senza il quale un tale passo oggi come oggi non avrebbe senso.
Iscriviti a:
Post (Atom)