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giovedì 29 agosto 2013

Madame J.

Sono passati quasi 6 mesi da quando Cookie ha cominciato questa nuova esperienza dell'asilo nido. Crèche, in francese. Un piccolo asilo privato gestito da Madame J. e da sua figlia M.

Perché privato? Perché a Bruxelles per poter pensare di avere un posto in un asilo pubblico (o privato di dimensioni più grandi) occorre mettersi in lista quando si sta per concepire il futuro nascituro. 

No, davvero, conosco persone che hanno contattato gli asili del quartiere al quinto mese di gravidanza e si sono sentiti rispondere che avrebbero dovuto chiamare prima, molto prima, solo per sperare di non finire in fondo alla lunghissima lista d'attesa.

Per cui, quando Madame J ci ha telefonato dicendo che almeno lei un posto l'aveva, beh, ci siamo fiondati. 

Ecco, lei, Madame J, insieme a M - o come le chiama Cookie, 'Ola' e 'Manna' (che il ragazzetto non dice parole di senso compiuto ma i nomi delle ragazze li ricorda tutti) -  accoglie tutti i piccoli la mattina fagocitandoli in quel suo fiume di parole vivace e ritmico che caratterizza il suo modo di interloquire con grandi e piccini.

Che lei parla, ma parla. E poi gesticola, fa le smorfie, indica. In un modo che incanta i suoi piccoli lupetti.

Nella fisicità e nei modi mi ricorda tanto il film "Tutti insieme appassiontamente". Alta, le curve di una matrona, gli occhi azzurrissimi e piccoli, i lineamenti del viso delicati con quel nasino a punta, i capelli rossi in un caschetto cortissimo. Veste sempre con abiti lunghi, calze e sandali bassi e ha quasi sempre un grembiule fiorato addosso. Ed è fissata con la musica.

Ecco, io ce la vedo proprio mentre salta e balla su un prato verde con le montagne alle spalle piene di stelle alpine e 10 bimbi al seguito.

Che poi Madame J è tanto dolce e carina, quanto severa ed inflessibile. L'unica in grado di bloccare i capricci e le marachelle dei nanetti con un semplice, ma fermo "STOP!"

Particolarmente ansiosa o eccessivamente attenta nella cura dei piccoli, mi chiama appena Cookie ha 37.5 ed è in grado di farmi venire l'angoscia per una piccola bolla sul braccio. 

Quando vado a prendere Cookie, riporta con precisione tutto quello che il nano ha fatto, concentrandosi su eventuali comportamenti sbagliati (spinte, marachelle, gelosia nei confronti dei propri giochi). E ogni volta è una pugnalata al mio orgoglio di genitore. Certo, se poi mi dicesse anche che pure gli altri nanetti non sono da meno. 

Per fortuna che la vivacità espressiva della madre è riequilibrata dalla timidezza e ruvidità della figlia, che ha il vizio, quanto mai gradito, di relativizzare tutto: "è stato bravo oggi?" "Beh, lo deve essere", "ha spinto qualche altro bimbo?" "Beh, le ha prese e le ha date, fanno tutti così. Se poi la smettessero di gridare sarebbe meglio." 

Ovviamente questo loro modo di fare, così diverso e così distante da me, all'inzio mi ha generato dubbi, paure. Se ne sentono talmente tante.

Col tempo una cosa mi ha rasserenato: nella loro peculiarità Cookie le adora.  A tal punto che il sabato mattina piantona la porta di casa al grido di "Ola, Manna", tutto contento di andare all'asilo. Vi lascio immaginare il suo disappunto quando capisce che non è così.

Che poi dovete sapere che a Madame J io devo molto: quel suo essere logorroica è stata la mia spinta ad avvicinarmi al francese con una fame di apprendimento che oggi mi permette di superare la fase dei colloqui in lingua con i complimenti dell'interlocutore. Che oggi mi fa sentire più inserita e meno spaurita. 
Insomma, un po' come Cookie nel suo asilo.

venerdì 23 agosto 2013

sfide di mamma

Cookie sta crescendo molto rapidamente, e più diventa grande e più mi mette di fronte ai miei limiti, costringendomi a farci i conti. 

Tipo, io sono sempre stata una bimba piuttosto timida. Di quelle che non noti subito, con cui non fai amicizia immediatamente, perché ti appare scostante, non interessata a fare amicizia. E che quando si avvicina è capace di un'entrata piuttosto maldestra. Tipo che 8 volte su 10 dicevo una cosa sbagliata, di quelle che fa sgranare gli occhi e dire "ookeey" e provocare l'immediata reazione di passarmi oltre con lo sguardo. 

Insomma, sono sempre stata un vero disastro, goffa, insicura. Inoltre se consideriamo che a 10 anni avevo anche 10 kili in più, capite che la situazione era abbastanza drammatica.

Poi quella parte di me coraggiosa e determinata mi ha consentito di lanciarmi in esperienze che mi hanno aiutato molto ad aprirmi, a imparare ad approcciare gli altri. Perché è dopo l'approccio che mantengo lo sguardo di chi mi incontra per la prima volta, perché ho capito che anche io ho un mondo dentro che vale la pena conoscere, e far conoscere alle persone che mi piacciono. 

Ben inteso, sono ancora molto timida e ci penso sempre venti volte prima di fare il primo passo, ma ho anche imparato che le cose - e le persone - più belle della mia vita mi sono capitate proprio quando mi sono lanciata senza indugi. Insomma, ora valuto quando forzarmi e mi critico quando non lo faccio, perché la natura quella è.

Ecco, io Cookie lo vedo molto simile a me. Quando arriva qualcuno di nuovo, si nasconde sempre tra le mie gambe e osserva con curiosità. La stessa attenzione che io riservo a chi mi piacerebbe conoscere, ma poi per timidezza rimango in disparte. Con la sola, ma importante, differenza che lui cerca in me quella sicurezza necessaria per avvicinarsi all'altro, per sapere che va bene lanciarsi, farsi conoscere.

Tutti i pomeriggi, che il tempo brussellese permette, porto Cookie al parco vicino casa, che è sempre pieno di mamme con i loro bimbi. Devo dire che il più delle volte è il nanetto a catalizzare l'attenzione con i suoi giochetti, la sua palla. Che non importa se di nazionalità diverse, la palla è un linguaggio universale. E in pochi secondi ci troviamo intorno almeno 3 bimbi e i loro genitori, generalmente molto desiderosi di scambiare qualche parola.

Ultimamente, sarà anche il periodo ancora vacanziero, i bimbi sono molti di meno e spesso già raggruppati in piccole comunità monolingue. 
L'altro giorno Cookie era attratto da un gruppetto di bimbi tedeschi, con mamme tedesche al seguito, assolutamente capaci di esprimersi in inglese, ma altrettanto davvero poco intenzionate a farlo. Situazione che per una timida come me è il peggio che possa capitare. 

Però lo vedevo lì, tra le mie gambe tutto incuriosito da quei bimbi sdraiati sulle coperte a giocare, e allora con una scusa mi sono avvicinata, trascinandomi il nanetto intimorito che si faceva sempre più spazio tra le mie ginocchia. E ho cominciato a parlare (ricevendo poco feedback devo dire) e lui piano piano è uscito da quel nascondiglio. 

Poi ho fatto quello che vorrei qualcuno facesse con me delle volte: ho appoggiato il palmo della mia mano lungo la sua schiena e gli ho dato una piccola spinta in avanti. E lui ha sorriso e si è lanciato sul tappeto a giocare con gli altri bimbi, che si sono dimostrati molto contenti. 

Le mamme, meno, continuavano a parlare a me e Cookie in tedesco... poi qualcuna si è sciolta e ci ha preso in simpatia. 

Probabilmente a molte di voi tutto questo sembrerà assurdo, ma per me è stato motivo di grande orgoglio, perché sto cercando di fare quello che mi ero riproposta: crescere un bimbo più sicuro e sereno nei rapporti con gli altri di quanto lo sono stata io. Proprio come avrei voluto fare con la me bimba.

E voi, quali sono le sfide personali che vi impone crescere ed educare un bimbo? 


P.S. a proposito di vita da expat, con molto ritardo ma con moltissima gratitudine, vi segnalo la mia intervista come expatblog del mese di Agosto  http://www.expat-blog.com/it/blog-del-mese.html. Grazie Francesca!!

mercoledì 5 giugno 2013

Cookie - update

Mi sono appena resa conto che è da un po' che non vi parlo di lui. 

Sì lui, il motivo per cui ho aperto il blog, la ragione che mi ha spinto a cambiare vita, a trasferirmi a Bruxelles, la forza con cui sto cercando un lavoro migliore, il coraggio con cui ho deciso di mettermi in gioco oppure in discussione, che poi è la stessa cosa.

Ecco, visto che tutto questo è per lui, non mi sembra carino lasciarlo in disparte. Soprattutto perché è proprio lui quello che ha vissuto tutti questi cambiamenti senza averne una vera consapevolezza: nuova vita, il nido francofono, nuovi amici, nuova casa, nuova routine.

Tutto sommato, posso affermare che va tutto bene. Mi sembra sereno e vispo. Come ha detto qualcuno di recente "si vede che è un bimbo che sta bene, c'ha due occhi".

Quello che vedo in più, ma non so se sia merito del nido e della nostra nuova vita oppure una conseguenza del fatto che ormai è un "unenne" avviato, è maggiore indipendenza, curiosità, felicità.

Cookie è diventato molto indipendente nel giocare. Si intrattiene per ore da solo con quei due-tre giochi, per lo più costruzioni, senza richiedere la partecipazione di nessuno. Proprio stamattina lo abbiamo trovato che giocava nella sua stanzetta con i duplo sul mio materassino da ginnastica, che mi ha rubato e non sembra volermi restituire.

Curioso come una scimmia, non posso fare nulla senza sentirmi i suoi occhi addosso e questo è limitante. Ma è anche bello sentirlo affascinato da praticamente tutto quello che vede mentre passeggiamo per strada. C'avete presente quei gridolini di stupore accompagnati dal ditino che indica l'oggetto di tanta curiosità. Immagino di sì. E credo che questo, più del resto, sia frutto della sua età, del suo divenire consapevole del mondo che lo circonda.

Felice, beh, felice lo è. Ride, abbraccia, manda baci, batte le mani a ripetizione. Mi stupisco tutte le volte che mentre giochiamo insieme, si ferma, mi guarda, mi prende la faccia tra le mani e mi bacia, oppure mi stringe forte. Sembra quasi che voglia dire "sono contento di stare con te, mamma". Se non fosse che dice molte più volte Papà ora. Ma vabbè, sono periodi. Diciamolo.

Quello che mi piace meno di questo suo divenir grande sono le sue intemperanze. E ultimamente ne abbiamo avute diverse. Del tipo che tu gli dici di non fare una cosa, e lui si incavola come un'ape e via strilli a non finire. 

L'ultima proviene dal nido. Il mio Cookie pare che tiri degli sbuffetti al suo compagnuccio/untoredelnido G., per poi andarsi a nascondere per non farsi trovare da Jola (sempre la capa del nido). Quindi ora sto attenta a che non lo faccia a casa e che capisca che è sbagliato. Ma devo dire che in queste situazioni mi sento molto inadeguata. Lui parla poco, evidentemente capisce, ma come si fa a fargli comprendere che una cosa non è giusto farla? 
Se avete suggerimenti sono caldamente bene accetti. Della serie, datemi un consiglio. #aiutatemianoncrescereunteppista, vi prego.

Ora vado a rilassarmi un po'. Ah, lui dorme da un po'. Santi il nido e il parco che lo mettono ko alle 20 senza nemmeno doverlo convincere a dormire o stare accanto a lui finché non si addormenta. Bello.

martedì 4 giugno 2013

mamma Italica who?

Da quando siamo arrivati a Bruxelles sono stata più volte accusata di avere degli atteggiamenti tipici della 'mamma italica'. Troppo ansiosa, troppo protettiva, troppo allarmista. Insomma, una mamma dagli istinti fuori misura.

Quando a 10 giorni dal trasferimento in questa città ho acconsentito a mandare Cookie al nido, manifestando qualche - legittima secondo me - preoccupazione sul modo in cui lo avrebbero trattato e lui avrebbe reagito, mi è stato detto che ero in preda all'ansia. Lasciamo stare che il francese lo parlavo e lo capivo malissimo e Jola (la capa del nido) parla solo questa lingua, pure piuttosto veloce.

Il primo giorno d'asilo mi sono chiusa la porta alle spalle con un Cookie in preda ad un pianto isterico, e mi sono appoggiata al portone sospirando, provando un grande senso di colpa. E lì il Papà a dirmi: "non ti ci facevo così protettiva!"

E devo ammettere che ultimamente se Cookie comincia a non sentirsi tanto bene, sono la prima che vuole correre dal dottore. Anche se per 'non tanto bene' intendo la terribile triade 'raffreddore-tosse-bronchi intasati'.

Ebbene, mi ero quasi convinta che in effetti ero io ad essere un pochino apprensiva fin quando non ho cominciato a frequentare le mamme del parco. Tutte assolutamente non italiane (molte americane e tedesche) che, udite udite, sono tutte assolutamente chioccia, che più chioccia non si può.

C'è quella che non manda il bimbo al nido più di due volte a settimana perché si sente troppo in colpa, perché non può sentire che ha pianto mentre lei non c'era. E tanti cavoli se - come per sua stessa ammissione - cresce mammone e lei non ha tempo per fare altro, fosse anche occuparsi degnamente della casa.

E c'è anche quella che la bimba non la manda proprio al nido perché se no lei non sa che fare tutto il giorno. Vi giuro che mi ha detto così. Ma un po' di shopping, un pranzo con un'amica, un corso anche solo d'uncinetto, no??

C'è poi quella che la bimba ha appena 38 di febbre e non sa se, nell'ordine: 1. chiamare un altro dottore per avere un'altra opinione sul da farsi (credo che il primo l'abbia allegramente mandata a quel paese), 2. chiamare tutte le donne con bimbi che conosce per farsi consigliare (ovviamente dopo aver già usufruito di tutte le risposte/suggerimenti delle mamme del parco), 3. tenere la bimba tutto il giorno al letto sperando che le passi. Ecco se riesce con p. 3, le ho detto di chiamarmi per dirmi come ha fatto, che Cookie manco con febbrona, gastro e bronchite sta fermo.

Ecco, non so cosa ne pensiate voi, ma io da oggi mi vanto proprio di essere definita una mamma italica. Se l'alternativa è fare delle proprie paure e dei propri bisogni la vita dei figli, preferisco il mio di atteggiamento. Ok, c'avrò pure le mie ansie e preoccupazioni, ma almeno me le tengo per me, mentre lascio che Cookie faccia le sue - doverose - esperienze.  

lunedì 3 giugno 2013

per 6 anni a Parigi

Vi scrivo ora, 21.30, da una Bruxelles ancora luminosa e assolata. Dio, come mi piace questa luce che va via tardi, quasi a condurti per mano per l'aperitivo e poi per la cena.

Vi scrivo di ritorno da un week-end lungo a Parigi, dove abbiamo festeggiato i nostri 6 anni di matrimonio e il nostro secondo anniversario condiviso con Cookie, che devo dire è stato davvero bravissimo.

Una delle tante cose belle di Bruxelles è l'essere talmente Eurocentrica da permetterti di fuggire per il fine settimana in posti bellissimi: Parigi, Londra, Amsterdam, raggiungibili in poche ore, in treno o in macchina.

Questa volta, visto che con Cookie ancora dobbiamo portarci dietro casa, abbiamo deciso di optare per la macchina. Siamo arrivati in 3 ore percorrendo strade comode a scorrevoli.

A Parigi, il Papà aveva prenotato un albergo a Esplanade de la Défense, la nuovissima e impressionante business area, che è anche una delle fermate della Linea 1 della Metro (quella gialla) che taglia la città con fermate su ogni punto di interesse. 

Mai scelta è stata più azzeccata, in pochi minuti arrivavamo ovunque. Anche ad un caffè improvvisato con Marco, che, come si capisce leggendo il suo blog, è una persona carinissima e simpatica, ed ha uno spettacolo di bimbo (ahò abbiamo detto che ci becchiamo a Roma questa estate, mi raccomando!). 

Abbiamo girato la città come tre pazzi e abbiamo cercato di vedere quei posti che non abbiamo potuto esplorare l'ultima volta, come Le Marais, Place des Vosges, Jardin de Luxembourg, la zona dietro Montmartre. 

Beh, Parigi è sempre bellissima, come i parigini sempre snob e sgarbati. Per dire, Cookie ha rischiato varie volte di essere vittima di qualche cattiveria da parte di un bimbetto locale simpatico come un calcio sugli stinchi, accompagnato da non curanti genitori che gli lasciavamo fare il teppistello. Roba che a Bruxelles lo avrebbero costretto a camminare sui ceci alla prima avvisaglia di comportamenti poco gentili.

Come ho detto, abbiamo camminato molto, ci siamo divertiti tanto e ci siamo coccolati di più. E soprattutto è stata l'occasione per renderci conto che la nostra vita è davvero cambiata. Eravamo in una città meravigliosa, a tre ore di macchina da casa, in cui non ci siamo sentiti stranieri perché ne condividevamo la lingua. Certo non benissimo, ma qualche anno fa saremmo stati in difficoltà. Cookie si è goduto tutto nonostante la tenera età e con il tempo si godrà queste possibilità ancora di più.

E poi abbiamo imparato una cosa fondamentale: quando andiamo in giro con Cookie dobbiamo prenotare alberghi con colazioni ben fornite anche per i bimbi nel caso in cui abbiano deciso di abbandonare il latte proprio quel giorno. Per poi riprenderlo al rientro a casa, certo. 

martedì 7 maggio 2013

come a casa

La casa di mio padre, Nonno A, è quella più in cima alla collina di Paese Natio (qui e qui). Costruita dai trisnonni con la facciata posteriore che poggia letteralmente sulla montagna di pietra, tanto che dalla finestra potresti tranquillamente arrampicarti su per quelle 'alture a terrazza', tipiche del nostro meridione. 

Dalla finestra del secondo piano, di quella che oggi è la stanza mia e del Papà, che affaccia sul lato anteriore, invece, puoi ammirare l'intero Paese. Visuale parzialmente offuscata da un bellissimo Ippocastano. Sì, proprio quella pianta con le fronde maestose, i fiori a grappolo rigirato che individualmente sembrano tanti piccoli bocche di leone.

Ecco, quest'albero per me da piccola è stato una grande delusione. Dovete sapere che io adoro le castagne, quelle cotte nel camino, da sbucciare e mangiare caldissime. Mio padre le fa sempre. Beh, io ero convinta che Nonno A prendesse le castagne da questo bellissimo albero che avevamo nel giardino.
D'altronde l'inganno ci poteva stare, i frutti sono identici, peccato che uno sia commestibile, l'altro assolutamente no. Quando mi hanno fatto capire che quell'albero era null'altro che una brutta copia del castano ci sono rimasta talmente male da pretendere che mio padre lo buttasse giù e al suo posto piantasse un castagno vero.

Fortunatamente l'ippocastano è ancora lì. Fortunatamente perché è un albero, magari infruttuoso letteralmente, ma dalle innumerevoli virtù, la più grande quando d'estate ti ripara dal caldo e con quelle foglie abbastanza grandi ma leggere crea un leggero venticello che ti accarezza la pelle e ti accompagna nel pisolo pomeridiano. Con il tempo ci siamo innamorati, io e questa pianta maestosa. Mi sono particolarmente innamorata dei suoi fiori che trovo straordinari.

Oggi per me l'ippocastano ha il sapore di casa, di infanzia, di ricordi, soprattutto legati alla mia infanzia. Ricordi legati alla mia casa bianca che appoggia le spalle sulla montagna, come una signora stanca ma satolla e brillante. 

Quando sono arrivata a Bruxelles era pieno inverno, gli alberi erano spogli. In verità Le temperature primaverili sono arrivate da poco (shhhhshhsh, non lo diciamo troppo forte va, dovessero venire a riprendersele). 
Solo qualche giorno fa l'albero che abbiamo di fronte alla nostra terrazza ha cominciato a fiorire.
Ecco cosa ho visto.


Un ippocastano. 

Grazie Bruxelles, deve esserci qualcosa di 'familiare' in te.

P.S. Voglio ringraziare Alessandra della bellissima intervista che mi ha dedicato e che trovate qui. Visitate il suo blog perché è veramente ben fatto.

mercoledì 17 aprile 2013

just different

Me lo ricordo bene: eravamo tutti seduti sul prato di un campeggio estivo, circa, beh, che importa. Si tratta di molti anni fa.

Era agosto e noi, 10 nazionalità diverse su un metro quadro di coperta, non vedevamo l'ora di dare il via alla nostra avventura americana. Un anno in un liceo made in USA con una famiglia, non solo autoctona, ma che non conoscevamo affatto. Mai sentiti manco per telefono (fisso che c'era solo quello, ok, sì si tratta di molti anni fa...). 

E noi eravamo lì per un corso propedeutico a questa nuova radicale esperienza di vita.

Mi è restata impressa in mente solo la primissima frase dell'istruttrice nella sessione dedicata ai consigli per adattarsi ad una nuova vita in un altro Paese: "there is no right or wrong, it is just different".

Il resto che disse dopo è un'eco confusa nella mia testa. Come succede quando una sola frase ti ha reso talmente bene il concetto, che tutto il resto è superfluo.

Io questo consiglio di apertura verso il prossimo, di accettazione senza giudizio me lo sono portato dietro, come un portafortuna da cui non ti separi mai. 

è stato il mio grimaldello per entrare a far parte di una nuova comunità in quell'anno e assaporare tutto ciò che quella esperienza poteva offrimi. 

è il mio approccio nel rapporto con gli altri, con gli amici come con le persone che conosco per la prima volta.

e lo sto 'riciclando' anche ora, a trent'anni, qui a Bruxelles.

Sono fermamente convinta che molto spesso nella vita si passi tanto tempo, e si lascino andare molte occasioni, perché siamo spinti a dare un giudizio di primo acchito. A guardare ciò che è distante da noi accigliati e riluttanti, semplicemente perché non ci riconosciamo in esso. Allo stesso tempo siamo istintivamente rapiti da tutto quello che è familiare, non pensando che nel nuovo e diverso c'è sempre un'opportunità, per arricchire noi stessi, per trovare nuovi interessi, nuove sensazioni, nuovi punti di vista.

Quanto è interessante ciò che è differente da quello a cui siamo abituati? Molto. E per di più ci chiede proprio poco. Non giudicare, ma accogliere, scrutare, scoprire.

martedì 16 aprile 2013

#expat

Sono quasi 3 mesi che ci siamo trasferiti e, come succede con tutti i cambiamenti radicali, sembrano 2 anni come 5 minuti. 

2 anni, per tutte le cose che abbiamo fatto e affrontato fino ad adesso, e che a Roma avremmo fatto veramente in tale lasso di tempo, oppure non le avremmo affrontate e basta. Vivere nel luogo in cui sei cresciuto ti regala serenità, ma anche molta pigrizia, che confondiamo molto spesso per abitudine.

5 minuti, perché quando senti di esserti finalmente potuta 'buttare' e ti piace il volo che stai facendo, il tempo fugge via velocissimo. Ci sono momenti in cui non mi sembra di godere profondamente questa nuova città, e altri, invece, che ne sono talmente presa che vorrei che non finisse mai. 

So che è diversa, più difficile in alcune cose, più facile in altre. Ma rappresenta anche il cambiamento che volevo, che volevamo ed è tutta nostra ora: da scoprire, da cucirci addosso, come un abito da sposa, come il vestito per la serata più importante della nostra vita. 

E poi, ora, che fa notte alle nove di serata, mi sembra anche un po' magica.

Voglio ringraziare Mamma Cì per l'opportunità di raccontare la mia esperienza attraverso un'intervista che trovate ora sul suo blog

Oggi, è sicuramente il giorno adatto per pubblicarla. 

Oggi che mi sento #expat più di altri. 

  

mercoledì 10 aprile 2013

tanti auguri a me!

grazie a Dio esistono i compleanni. 

"ma che dice? è pazza? con l'età mica sono tanto belli" - starete pensando.

Invece, io sono contenta che oggi sia il mio compleanno, perché sono costretta a fare il punto della situazione. Cosa volevo fare, cosa non ho fatto, cosa ho fatto.

Normalmente non mi ricordo molto di quello che mi ero ripromessa perché un anno è lungo, e poi nessuno vuole veramente ricordare. Ecco.

Ma quest'anno c'è il blog a farmi da specchio, perché un anno fa i miei pensieri li avevo messi nero su bianco, e per di più resi pubblici.

Eccoli qui, per mia e vostra memoria.

In breve, fresca neomamma volevo buttarmi in nuovi progetti e impegnarmi ad accogliere le scelte che avere un bimbo avrebbe comportato.

Beh, tutto sommato direi che ci siamo.

Il mio progetto c'è ed è nuovo di zecca: ricrearmi in tutti i sensi in una città straniera, affrontando tutte le sfide che comporta. 

Una nuova lingua, che sta diventando piano piano di casa nella mia testa, con tutti gli incidenti di percorso che mi ricordano che io qui sono ancora una 'straniera'. 

Un nuovo stile di vita, più semplice all'apparenza, ma complesso perché ancora non mi muovo sicura, specie nelle difficoltà. In cui non ci sono punti di riferimento, ma li devo costruire, tenendo conto che non ci puoi fare troppo affidamento. Perché questa città è per chi è di passaggio. E allora devo ragionare anche io con l'idea che qui ci starò per un po', con l'intenzione però vera di mettere radici.

Un'occasione rara di guardare le mie relazioni personali, e capire chi veramente è parte della mia vita, e chi no. Per chi il 'lontano dagli occhi' non conta, e so che sono vicina al loro cuore, come loro al mio. A prendere con leggerezza e spontaneità chi una volta facevo attenzione a trattare per motivi di contesto. Che alla fine le amicizie sono così, nascono o finiscono quando la costrizione o l'interesse vengono meno.

La sfida di convincere qualcuno che io sono quella giusta. Che se non prendi me fai un grosso errore. E la speranza che l'entusiasmo sia talmente reciproco da farmi crescere una nuova voglia di fare, costruire, lavorare.

La sfida di capire quello che voglio, quello che sono disposta a dare. E la consapevolezza che le mie priorità sono altre, e quelle opportunità che mi avrebbero fatto esultare a vent'anni, oggi non fanno più per me. 

Quanto alla mia vita con nano, sto comprendendo con l'atteggiamento di una tigre in gabbia che ha rielaborato completamente il nostro metro di giudizio. Una notte di sonno ottimale equivale a una sola interruzione a notte, una serata romantica è una cena rapida dalle 20 alle 2230 sperando che la baby sitter non chiami perché Cookie non vuole proprio stare con lei. Un w-e di riposo è uno passato con un bimbo che non sta male.

Ma va bene tutto. Perché è quello sguardo allegro e quel sorrisone che ti fa cambiare prospettiva e ti rende comunque tutto bello, anche se continui ad accettarlo a fatica.   

Allora per il prossimo compleanno spero solo di continuare così, e di continuare ad amare la mia famiglia, i miei amici e la mia nuova vita con il trasporto e l'entusiasmo che sento in questo momento.
E tanti auguri a me!

ps. ringrazio di cuore quegli amici che oggi hanno contribuito a rendere questo giorno speciale. Vi voglio bene.

venerdì 22 marzo 2013

lunch outside



Ve lo dico subito: queste foto le ho scattate qualche settimana fa, poi visto che il tempo è precipitato in tutti i sensi, non me la sono sentita di postarle. Ma ora eccole qui.

Dovete sapere che quando a Bruxelles è una bella giornata di sole - evento centellinato dall'Onnipotente con il contagocce non-si-sa-perché -  tutti impazziscono e vogliono fare una sola cosa: rilassarsi all'aperto. Ovviamente declinato secondo le proprie possibilità e orari. Anche se personalmente trovo che qui le giornate calde e assolate durante l'inverno siano talmente poche che dovrebbero costituire giorni di festa per tutti.
Comunque, la maggior parte ne approfitta per mangiare fuori a pranzo, complici i ristoratori che al primo raggio di sole tirano fuori tavoli e sedie per mille persone. E secondo me c'è un posto che vale la pena per un pranzo veloce ma all'aperto: Santa Caterina.

L'enorme piazza che accoglie chi ha voglia di prendere un po' di sole smangiucchiando qualche prelibatezza di pesce a Mer du Nord, o un'insalata nei numerosi baretti ai lati della piazza. 

Ne approfitto per segnalarvi un posto del cuore che ci piace molto, magari per una cena: La Villette, un ristorante di cucina tipica molto carino che vi invito a provare!!

Ora vi lascio alle foto, che io vorrei riuscire a godermi un po' questa giornata di sole (freddissima) prima di andare a prendere il nano al nido.

***

I am going to say it up front: these pictures were taken a few weeks ago, when the sun was shining. But then the weather conditions fell down and I thought it was unfair to post them. Anyway, here they are now.

When the sun is shining in Brussels - which is something unexplainably rare -  everybody goes crazy, all they want to do is to chill out outside, accordingly to their schedule. I personally believe that the sunny days are so rare in Brussels during winter time that they should be considered bank holidays. 
However, most of people love to eat outside taking advantage of the tables and chairs that the restaurateurs put out at the first ray of sun. 

And for me there is a place worth a lunch outside: Saint Catherine.
The square hosting anyone willing to get sun kissed while eating a fishery delicacies at Mer du Nord, or a salad in one of the several brasseries at the sides of the square. 

And I have also a personal tip for a dinner-out:  La Villette, a Belgian restaurant we love very much. If you can, try it and let me know.

Now I have to get going to enjoy this sunny (and freezing) day before picking up Cookie at the creche. 

Enjoy these pictures and let me know your impressions!














martedì 19 marzo 2013

latin lover

C'avete presente quei vecchi che tossiscono come se stesse cascando il mondo. Che se vanno avanti così mi sa tanto che la notte non la passano. Che vorresti scuoterli fino a che non si fermano.

Ecco, questa sono io in questo momento, solo più giovane, anche se da come sono conciata non si direbbe. Ho una sciarpa al collo, un maglione di lana grossa e il tavolo è ricoperto di fazzoletti. E, certo, ho una tazza di tè caldo talmente grossa, che recupero in un giorno quello che la regina Betta si beve in una settimana.

Vorrei dire che mi sono presa questa influenza andando in giro fino a tarda notte a spassarmela con gli amici, indossando una gonna corta e le calze velate, come fanno qui molte ragazze. Sicuramente bilancerebbe la mia immagine di nonnetta al pc, l'ossimoro che mi vede protagonista in questo momento.

E invece no, questa me la sono presa senza uscire di casa. E con un bacio. Quello di Cookie (sì lo so, stavo quasi per ribilanciare...).

Il fatto è che il piccoletto mi ha iniziato ad una pratica del tutto nuova, che mi chiedo da dove gli sarà venuta. Ma temo che sbaciucchiare il Papà in sua presenza c'entri qualcosa. Praticamente, se gli dico "dammi un bacio", lui si avvicina, apre la bocca, io mi giro per farmelo dare sulla guancia, ma lui mi prende il viso e punta alla bocca. Risultato: mi trovo con la faccia tutta slinguazzata di bava!

Devo dire che questo approccio - di puntare alla bocca - qualche anno fa sarebbe stato molto apprezzato se fosse venuto da uno di quegli amori impossibili. Oggi, invece, temo che faccia scappare tutte le bambine dell'asilo, molte nordiche, che lo additeranno come 'Italiano latin-lover'.

Tutte queste effusioni, mi hanno messa KO. Sono due giorni che giro come una zombie per casa. Mi fa male tutto, sono sempre stanca. Non vorrei fare altro che starmene a letto.

Per fortuna che c'è il Papà che in questo w-e mi ha fatta riposare prendendosi cura del nano, anche se da ieri ne ho perso le tracce per via di riunioni su riunioni e cene post riunione. Ma dice che oggi ci sarà.

Anche perché oggi è la sua festa. Cookie gli ha pure portato un regalo stamattina. Peccato che l'avessi scelto io e che non gli sia piaciuto. E vabbè, lo cambierò.

A proposito: Tanti Auguri a tutti i Papà là fuori, in particolare al mio. Mangiate tante zeppoline anche alla mia faccia!

Ora vi saluto. a presto.

PS. Nota di merito a J., la nuova signora delle pulizie ecuadoregna, manco è arrivata e già mi ha migliorato l'esistenza con un beverone di acqua calda e limone. Tossisco già meno.

martedì 12 marzo 2013

snowy March



Ok, parliamone. Che ho taciuto pure troppo.

Oggi è il 12 marzo e Bruxelles è tutta bianca, coperta, ovattata. Insomma, piena di neve.

E il problema è che mi piace. E so che mi piace ora. Venitemelo a richiedere tra qualche anno, che non prometto la stessa risposta.

Con questo entusiasmo da prima ora, ho fatto le foto qui sotto. Camminando piano piano, in mezzo alla neve, cercando di non cadere. Fino a che un ragazzetto alto e magro non mi è frecciato davanti correndo. 
E ho pensato... qui i locali ci sono abituati. Guarda questo ragazzo come è sciolto. Chissà se anche Cookie alla sua età correrà così. Chissà se gli piacerà essere "di qui". Chissà se comprenderà mai quello che abbiamo fatto, se ce ne sarà riconoscente, o se lo darà per scontato... E ho desiderato che si avverasse la seconda. Perché non c'è niente di meglio di crescere sentendosi 'a casa'.

***

Ok, let's talk about this. I have been silent long enough.

Today, March 12th, Brussels is white, covered, cocoon-like. Hence, full of snow.

And the problem is that I actually like it. Well, I know I like it now. Come again in the next years, I might have a different opinion.

With the enthusiasm of a newcomer I shot these pictures. I took a slowly walk in the snow, trying not to fall down miserably. And then a teenager, thin and tall, just ran on my side. And I started thinking "locals, they are used to. He is so comfortable. Maybe Cookie will be like him at his age. Maybe he will like to be 'local'. I wonder if he will ever understand that we took him here. Will he be thankful or will he give it for granted?" I wished for the second one. Because I believe that there is no better chance than growing feeling at home.






martedì 26 febbraio 2013

Just a framed thought


Foto



[svegliarsi la mattina e capire definitavamente che hai fatto bene ad andare via è altrettanto triste quanto pensare a tutti i miei amici, gente in gamba, che nel nostro Paese ci crede e che meriterebbe molto di meglio. Ma molto di meglio. E non ci vorrebbe così tanto a realizzarlo.
Ecco volevo dire solo questo]

***
[I woke up this morning realizing that leaving our Country was the best choice is as sad as thinking about my  friends over there, great and hard working people, who believe in Italy and  deserve better. A lot better. And it is not so difficult to do it.
That is all I wanted to say about this election] 

giovedì 7 febbraio 2013

solo 3 ore per far posto

ehm, dove eravamo? Ah sì, Cookie e il nido. E quanto si è ambientato bene.
 
Talmente bene che dopo solo 3 ore di nido - udite udite - si è preso la gastroenterite.
 
Ho perso il conto dei pannolini, body, tute e salviettine che ho cambiato, lavato, asciugato. Per non parlare dei tentativi con il cibo: riso, carote, acqua di riso, banana, latte. Ecco latte proprio non va. #sapevatelo
 
D'altro canto la Pediatra di origine rumena me l'aveva tirata la jattura. "Andava al nido a Roma?" "No" "Allora ci vedremo presto". Sinceramente non credevo così presto.
 
Comunque, pare che la colpa sia di un piccolo innocente untore di nome Gaspar. Il tesorino, giustificato da Jolanta come 'très fragile', sta male un giorno sì e l'altro pure. Ha avuto di tutto, anche la mano-piedi-bocca, che poi che malattia è non si sa. Ma pare che la sua specialità sia la cacarel...ehm gastroenterite. Tanto che tutte le mamme pregano Jolanta di tenerlo lontano dai propri piccoli durante il momento della nanna. Indovinate chi gli è finito vicino appena arrivato?! Atti di nonnismo già a 10 mesi.
 
Ad ogni modo, pare si sia ripreso e ha già ricominciato ad andare al nido. Per ora.
 
Io nel frattempo mi sto facendo posto in questa città, tra un colloquio, un'iscrizione in palestra - per soli 7 euro a settimana, corsi compresi - e lezioni di francese.
 
Devo dire che sul fronte colloqui le cose vanno un po' a rilento, ma almeno vanno. E di questi tempi è una fortuna.
 
Lo so, ci vuole pazienza. Solo che non è una cosa che mi riesce bene. Andare piano a me, un ariete. Aiuto!!!
 
E poi questa città proprio mi piace.
 
Sarà perché ti svegli con la neve e vai a dormire con il sole.
 
Perché c'è un miscuglio di etnie, lingue, cibi ed abitudini che hai l'impressione che Bruxelles si sia abituata alle persone, rispettandole e cercando di accontentarle tutte. E non il contrario, come ci si aspetterebbe.
 
Sarà perché si respira un'aria vitale, elettrizzante. Credo che questo attiri tante persone, nonostante l'indubbio grigiore che si posa sui tetti, che sbianca la pelle.
 
Sarà che avevo proprio voglia di cambiare e lo sto facendo.

venerdì 25 gennaio 2013

#lanostranuovaavventura

è da un po' che non ci si sente, eh. In realtà mi sembra passato un giorno, anche se di cose ne sono capitate tantissime.
 
Dove comincio?
 
Ah, sì, giusto. Siamo a Bruxelles. Definitivamente. Siamo ufficialmente #expat.
 
Siamo arrivati domenica, con una nevicata intesa che ha costretto il nostro volo - semivuoto che BXL è viva durante la settimana - a fare una 'sosta' ad Amsterdam in attesa che riaprissero l'aeroporto di destinazione. Cookie si è divertito molto in aereo ed è diventato la mascotte dell'equipaggio tanto è stato bravo*.
 
La casa ci piace molto ed è luminossissima, da non sottovalutare visto il grigiore che caratterizza il cielo belga.
 
Il quartiere è proprio come lo ricordavo (molto carino) e ha avuto il suo picco mercoledì, quando la piazza centrale si è popolata con il suo mercato. Al di là dei meno tipici fruttaeverdura - carne, la rappresentanza delle cucine internazionali mi ha guidata attraverso odori di casa, di viaggi e di mete ancora sconosciute.
 
Il Papà è molto impegnato con il lavoro, ma gli piace moltissimo.
 
Per Cookie abbiamo anche trovato una creche. E un pediatra. Ma questo ve lo racconto in un post a parte.
 
Quanto a me, il lavoro mi terrà 'occupata' ancora per poco, perché la crisi non mi ha permesso il trasferimento. Questo significa che Bruxelles è anche il posto in cui sto cercando il mio nuovo lavoro, la mia nuova passione, la mia nuova scommessa.
 
E sono elettrizzata. Questa è la verità. Anche se so che sarà dura.
 
Ma per ora è tutto solo nuovo, è solo opportunità. Chance.
 
E mi voglio godere questa sensazione, sperando che duri il più a lungo possibile. 
 
 
*Ne approfitto per segnalare che l'Alitalia, come altre compagnie aeree, offre la possibilità di registrare il primo volo del bimbo con un certificato "il Battesimo dell'Aria" che viene firmato dal comandante dell'aereo e riporta data, destinazione, e tipo di aereo. Io l'ho trovata una cosa carina, vista la passione di molti bimbi per gli aerei. Tutte le info qui.

giovedì 13 dicembre 2012

della serie "prove da expat"


"Bonjour,
Je voudrais savoir si vous avez une place disponible pour accueillir, à partir de Janvier 2013, mon fils (né le 28/03/2012).
Je vous remercie beaucoup"
 
L'email più frequente dell'ultimo periodo recita proprio così, ed è indirizzata a tutti i nidi di Bruxelles. Oddio, non proprio tutti, eh, quelli che sono raggiungibili da casa nostra.
 
Eh già abbiamo preso casa, in un quartiere molto bello - Chatelain - che sembra un po' Londra ed un po' Parigi, con quelle strade strette e i palazzetti di tre piani. Che all'angolo della strada ci trovi il fioraio, con tutti i fiori in bella mostra fuori, che anche se piove e fa freddo, tutto sembra più bello e ti senti come catapultata in un altro tempo.
 
Tanto ci piace il quartiere che abbiamo deciso di affittare un appartamento che - attenzione - stanno ultimando in questi giorni, o almeno così ci hanno promesso. Dalla piantina, però, è meravigliosa e adatta ad ospitare noi tre e chi ci vorrà venire a trovare.
 
Lo so, siamo pazzi, ma considerando che l'ultima volta siamo approdati negli USA senza un posto dove vivere (che volevano scegliere lì per lì), direi che abbiamo fatto passi da giganti. Sarà che la sola idea di sballottare il povero Cookie da una parte all'altra ha risvegliato il nostro senso di responsabilità.
 
Responsabilità che si fa ancora più solleticante quando pensiamo a come sistemare Cookie. No, perché a quanto pare a Bruxelles per entrare in un nido devi assolutamente metterti in lista quando sei al quarto mese... di gravidanza! Eh già, praticamente appena vedi le due linee rosa, la prima cosa che devi fare non è chiamare un ginecologo, bensì andare a prenotare il nido.
Assurdo quanto basta, ma così è.
 
E allora che si fa? Si continua a cercare, confidando nel fatto che Bruxelles è un porto di mare - gente che viene, bambini che vanno [via con i loro genitori].
Nel frattempo quella santa donna di E ha vinto un biglietto per Bruxelles tempo che trovo una sostituta. E questo è a posto (si fa per dire).
 
Ah, grazie ad un'amica ho trovato già la pediatra, pare che sia in procinto di andare in pesione, ma dovrei arrivare in tempo utile per vederla almeno un paio di volte e farmi indicare qualcun altro...
 
Nel frattempo, non ho fatto ancora uno scatolone.
 
Che non la stia prendendo troppo seriamente???
 

martedì 4 dicembre 2012

fare il datore di lavoro

Una settimana a far finta di non pensarci, a godermi un po' di questa finta normalità. Invece ci pensavo eccome. E mi sentivo in colpa. E mi ripetevo in testa questa giustificazione "talvolta nella vita devi fare anche cose che non ti piacciono, non hai scelta".

Vedete, io proprio non sapevo come dirlo a E. che il nostro rapporto di lavoro si sarebbe concluso. Che quell'oasi di tranquillità che ci eravamo regalate sarebbe finita. Io sicura di lasciare Cookie in buone mani, lei serena di aver trovato una casa invece che un lavoro.
 
Non so voi, ma quando devo dire qualcosa a qualcuno tendo sempre ad immedesimarmi, a concentrarmi sulla reazione che avrei io al suo posto. In questo caso, io ci sarei rimasta molto male, del tipo che avrei reagito di pancia, prendendomela. Che io sono giusto un pochetto impulsiva e drammatica. Atteggiamenti che non fanno bene quando c'è di mezzo un nanetto di 8 mesi.
 
Capite bene allora tutta la mia ritrosia nell'affrontare la situazione.
 
Alla fine - grazie soprattutto al Papà che è la parte razionale del gruppo - glielo abbiamo detto e basta, seduti sul divano tutti e quattro.
 
Lei ci ha guardato con quegli occhi verdi grandi e ha detto "Posso dire solo che io sono contenta per voi, è una grande opportunità. Per me sarà difficile trovare qualcos'altro in questo momento di crisi. Ma soprattutto lasciare Cookie, che è il mio amore".
 
Non so che ne pensate voi, ma trovo che sia una reazione di grande dignità e, per me, una conferma di aver aperto le porte di casa ad una donna molto intelligente e forte, oltre che molto brava nel suo lavoro. Penso che sia una reazione di chi la vita sa prenderla come viene, che in quella situazione ci si è trovata milioni di volte e sa che è solo una fase verso qualcosa di meglio.
Credo che la me piagnucolosa ed eccessivamente drammatica si sia beccata una bella lezione di vita, da chi in fin dei conti la vita se l'è sempre guadagnata affrontandola di petto.
 
Ora sto spargendo la voce con chiunque cerchi una persona brava a cui affidare parte della propria vita, casa, affetti. Nel frattempo, ci abbiamo pensato e le abbiamo chiesto di aiutarci nel trasloco, in modo tale da consentirle di trovare qualcosa con più calma.
 
Fosse per me (e anche per Cookie), non la lasceremmo andare via... 



domenica 25 novembre 2012

dopo un anno .... vado via da qui

No, non dal blog. Anzi, penso di volerci essere più spesso. Soprattutto dopo che in questo ultimo anno è diventato il contenitore a cui ho affidato le emozioni, i pensieri di quanto di bello mi è capitato.

Penso spesso che il modo in cui ho affrontato e vissuto la gravidanza, la maternità, il ritorno a lavoro,  avrebbe perso qualcosa se non avessi aperto questo spazio, in cui davvero ho riversato semplicemente me stessa.

Sono estremamente grata al blog per l'esercizio non sempre facile di mettere per iscritto quello che mi passa per la testa, e per tutte le persone che mi ha fatto conoscere, anche se solo virtualmente, in questo anno, perché costituiscono un confronto importante con i miei pensieri, le mie potenzialità e il modo di esprimerle, e i miei limiti.

E ho deciso di affidare proprio al blog nel giorno del suo compleanno un annuncio importate, che ho tirato per le lunghe, lo so. 

Ma ho avuto bisogno di un po' di tempo per elaborare, prima di vederlo scritto nero su bianco. 

Allora lo dico così come mi viene: io, il Papà e Cookie ci trasferiamo a vivere a Bruxelles. A Gennaio.

Sì, lo so è domani. Oddio, Aiuto, allora si parte?!?!?! Scherzo. Sono gasatissima. Siamo gasatissimi. Pure Cookie, ma solo perché ridiamo più spesso e lui è più contento. 

Per ora è permanente, anche se, come forse avrete capito da quanto vi ho raccontato, ho uno strano modo di concepire il "per sempre". C'è che sono, siamo anime in pena. Ecco.

Era tempo che cercavamo un'occasione all'estero, ed è arrivata per il Papà. Una importante. 

Io sto negoziando un possibile trasferimento di sede, ma con questa crisi chissà. Ad ogni modo ho deciso di andare comunque.
E intanto mando curricula come se non ci fosse un domani, cercando di sfruttare quest'occasione per trovare qualcosa che mi piaccia veramente e che mi consenta di godermi qualche ora in più mio figlio (dico rispetto a quell'ora la sera...)  

Perché andiamo via? 
Per un milione di motivi. 
Perché la nostra realtà [lavorativa] qui non ci piace. 
Perché vogliamo darci un'opportunità e soprattutto vogliamo darla a Cookie, che è ancora abbastanza piccolo per reggere il cambiamento. 
Perché vogliamo dargli la possibilità di vivere con i suoi genitori una realtà più a dimensione d'uomo, di imparare tante lingue [non prendiamoci in giro, servono come l'aria], di respirare una città che è la più internazionale in Europa. 
Perché pensiamo che la vita sia una e per quanto è possibile bisogna arricchirla di esperienze, persone ed affetti da vivere intensamente e giornalmente.
Perché non potremo cambiare per sempre, a questo punto lo facciamo finché possiamo. Finché abbiamo l'età, la voglia, il coraggio e quella giusta dose di incoscienza.