Si dice che la competizione è insita in ogni genitore. Francamente penso che la competizione sia endemica in ogni nuova avventura della vita. Così è per la scuola, per l'università, per il lavoro.
E immancabilmente è così anche per la gravidanza (e sarà così anche dopo, come genitore). Ecco qualche esempio.
"Ma tu riesci anche a bere il caffè in gravidanza? Io no, ma sei sicura che faccia bene?"
"Ma il tuo bambino al 7° mese quanto ti hanno detto che pesa? Sai il mio pesava già 2 kg. E quanto è lungo?"
"Io non avevo quella pancia, devi stare attenta" oppure "io non ero così magra, ma sei sicura che mangi?"
"E da quale dottoressa vai? Io da lui, il migliore di Roma, quello che ha operato anche la cantante xxx"
Devo dire che la competizione con gli altri non fa per me. Un po' perché mi dà ansia e in fin dei conti non mi interessa, un po' perché vivo nella convinzione che ci saranno sempre persone migliori e peggiori di me. E, dunque, è meglio ispirarsi a quelli che ritieni validi.
Trovo molto stimolante, invece, competere con sé stessi. Cercare di superare i propri limiti e pretendere il meglio da quello che si fa. Certo, può portare alla perenne insoddisfazione se non si controlla e razionalizza. Ma, allo stesso tempo, può offrire opportunità impreviste.
Se ci si pensa bene, nella competizione con l'altro, il parametro di comparazione è sempre lo stesso, immobile e, col tempo, può rendere sterile la sfida.
Nella competizione con sé stessi e i propri obiettivi, il parametro muta con il fine perseguito, lanciandoti verso un orizzonte molte volte più ampio.
Come futura mamma mi propongo di insegnare questo a mio figlio.